No, presidente Hollande: io non sono in guerra



L'ho raccontato gia' alla radio domenica sera, ma qualora non siate tra gli ascoltatori del programma lo ripeto anche qui.

In un primo momento avevo deciso di cambiare la scaletta di Prospettive Musicali per rendere la puntata (preparata prima di venerdi') piu' rispondente al clima cupo di domenica sera.

Riflettendo meglio ho concluso che non sarebbe stata una buona idea, e oggi ne sono ancora piu' convinto.

Perche' centrale nelle intenzioni dei fondamentalisti (tutti i fondamentalisti) e' la volonta' di farci cambiare: cambiare le nostre abitudini, le nostre idee, le nostre preziose costituzioni democratiche.

E cambiare queste cose e', alla fine, proprio fare il loro gioco.

In generale io credo che di fronte a un attacco, collettivo o individuale, si debba cercare in primo luogo il dialogo. Quando questo non e' possibile, allora io penso che dobbiamo cercare dentro di noi la forza del perdono.

Reagire alla violenza con altra violenza e all'odio con altro odio, non puo' portare che a altra violenza e a altro odio.

Io penso addirittura che non si debba proprio reagire, in alcun modo. Vogliono farci cambiare? E noi non cambiamo affatto. Non gliela diamo vinta, non ci facciamo imporre la loro agenda.

Altro non so esprimere a parole, e tutte le sentenze definitive lette nei social network in questi giorni, le reazioni emotive e non pensate, gli hashtag, le bandiere, i je suis, il recupero di articoli deliranti di 15 anni fa, ecc. mi fanno abbastanza paura nella loro superficialita', nella loro inappellabilita'.

Credo che siano necessari molto silenzio e molta riflessione per analizzare e capire gli eventi di questi giorni. Poi magari diremo delle cose. Poi pero'. Non adesso, non subito, non mentre le emozioni ci impediscono di ragionare lucidamente.

E in silenzio, riflettendo dentro di noi, mi piacerebbe che leggessimo insieme la lettera che il signor Antoine Leiris ha scritto ai terroristi che hanno ucciso sua moglie. Una lettera di una forza straordinaria, che mi ha commosso profondamente.

Ogni altra parola sentita e letta in questi giorni, di fronte a questa lettera diventa piccola fino a scomparire, fino a farsi inutile rumore di fondo.

«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. 

Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. 

Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.

L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. 

So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. 

Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. 

Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».

Commenti

auro.m ha detto…
in quanto papà, leggendo questa lettera, ho tremato, nel corpo e nell'anima.
Fabio ha detto…
E' una lettera che dice tutto quello che è importante dire in questi giorni: no all'odio.

Le parole più sagge oltre a queste, ancora una volta, le ha pronunciate papa Francesco. Che rimane il mio principale punto di riferimento per leggere il mondo attorno a noi.