Il resto si chiama sfruttamento



Il Corriere di stamattina ha pubblicato la busta paga di Paola Clemente, la bracciante agricola morta in Puglia sotto il sole di luglio. Prendeva, per un giorno di lavoro in condizioni impossibili, 27 euro.

Come cittadino mi domando: e' cosi' difficile redigere un progetto di legge nel quale si definisce un salario minimo orario (non meno di 15 euro) con sanzioni a partire da 500 mila euro per i padroni che trasgrediscono? E 30 giorni di ferie pagate per tutti, trasporti pubblici da casa al posto di lavoro pagati, spese di assistenza sanitaria pagate e, per chi e' residente in una regione diversa da quella dove deve lavorare, il pagamento da parte del padrone dell'affitto di una casa di minimo 30 metri quadrati per ogni componente della famiglia.

A me queste sembrano condizioni minime degne di un Paese che si definisce civile. Oltretutto, da una prospettiva keynesiana, un progetto come questo aiuterebbe a uscire da una crisi che e' prima di tutto crisi da domanda. Attribuendo il costo del suo superamento a chi l'ha generata e non a chi ne ha pagato il conto per tutti questi anni.

Il resto si chiama sfruttamento.

Commenti

auro.m ha detto…
sottoscrivo
Fabio ha detto…
Sottoscrivo is the new like :)