Guy Clark, Somedays the song writes you (Dualtone, 2009)

E' da qualche giorno che non riesco a togliere dallo stereo l'ultimo lavoro pubblicato da Guy Clark (nome che peraltro mi sono stupito di non avere trovato in questa raccolta).

Il cantautore (e liutaio) texano, che quest'anno compira' settant'anni, e' autore di un country acustico e rilassato, classico e melodico, che suona da quasi otto lustri, con minime variazioni e immutata passione. Espressione sincera dell'America profonda e rurale, quella piu' vera.

Questo Somedays the song writes you e', nella sua semplicita', un disco che mette in pace col mondo, e invita a prendersi tempo.

Il suo migliore amico era la leggenda Townes Van Zandt, e per ricordarlo Clark ne interpreta spesso le canzoni. In questo disco il privilegio tocca alla bellissima If I needed you.

Molto semplici ma evocative le armonie vocali, quando Clark e' accompagnato da Bryn Davies (una specie di giovane Emmylou Harris, bravissima).

Musica americana classica, suonata impeccabilmente. Sentite che meraviglia questa traccia intitolata semplicemente The guitar (davvero superlativi i dialoghi tra chitarre, ma ascoltate anche il testo, perche' e' una storia un po' creepy ma bellissima).


PS del 27 maggio: a Milano, per votare per Giuliano, dopo che ieri a Londra ho votato (postale, dal mio soggiorno) per i 4 referendum (acqua, nucleare, legittimo impedimento). Credo di essere stato uno dei primi votanti del mondo, dato che le schede sono partite dal consolato mercoledi', e i miei 4 si' sono stati spediti ieri mattina.

Approfitto del mio viaggio elettorale in Italia per condurre Prospettive Musicali, questa domenica. Ascolteremo insieme la sound art west coast di Grouper, un po' di musica per grammofono registrata nell'America rurale negli anni '20, un po' di klezmer da New York City, del folk irlandese incontaminato da Galway e molto altro ancora.

Se volete partecipare al nostro viaggio spazio-temporale-musicale senza confini, sintonizzatevi su Radio Popolare, 107.6 in modulazione di frequenza, domenica alle 22.35.

Commenti

The Music Is Inside ha detto…
Disco che abbiamo molto ascoltato anche noi, all'epoca della sua pubblicazione.
Proprio ieri lo abbiamo adocchiato in una pila che sovrasta il nostro tavolo da pranzo (che - in puro stile "John Zorn" - usiamo per albergare le pigne di CD invece che per desinare).
La tua bella nota critica fara' si' che lo si torni a sottoporre al rinnovato esame del nostro lettore audio.
(In questi giorni diviso tra il nuovo, eccellente, Group Doueh da poco uscito su Sublime Frequencies e lo splendido, lirico, tenerissmo "Demolished Thoughts" dell'eterno ragazzo Thurston).
Fabio ha detto…
Grazie per il commento Marco. Quella di Clark e' musica che scalda il cuore e trascende ogni moda, la supera di slancio.

Tra le ultime uscite, oltre agli eccellenti titoli che citi, sto ascoltando spesso il superlativo doppio LP di Grouper (una sound artist dell'Oregon sospesa tra il Brian Eno ambientale e Judee Sill) e la celestiale (pur se cupissima) colonna sonora di Norwegian wood, scritta da un sempre piu' irriconoscibile Jonny Greenwood.

C'e' musica bellissima nel passato e musica bellissima nel presente. Questo basta per continuare a seguire con immutato interesse, certi che il viaggio sara' ancora lungo e prodigo di giornate di sole.