Bernardo Bertolucci, Prima della rivoluzione (1964)

La retrospettiva lunga due mesi che il mio cinema preferito sta dedicando a Bertolucci (che come avrete letto verra' premiato con la Palma d'oro alla carriera, tra qualche giorno a Cannes) permette un bel ripasso dei suoi classici. Soprattutto dei suoi primi lungometraggi, molto influenzati dalla nouvelle vague (dal realismo di Godard in questo caso), che non vedevo da molti anni.

Prima della rivoluzione resta sicuramente il film piu' riuscito tra quelli girati da Bertolucci negli anni '60, originale nel linguaggio e provocatorio nel tema. Con il personaggio di Fabrizio, il regista di Parma affronta la questione se un'educazione borghese, rinforzata dall'esperienza di vita in una citta' di provincia, ci permetta poi di sviluppare valori diversi (nel caso di Fabrizio, marxisti).

Non credo il film vada letto troppo letteralmente, oggi (anche se le immagini del festival de L'Unita' si sono trasformate in un tenerissimo ricordo/ omaggio). La domanda centrale del film e' pero' ancora attuale, almeno per la nostra generazione, nonostante oggi il proletariato non sia piu' quella forza rivoluzionaria che e' stato negli anni '60 e '70.

Tutta l'ambiguita' e l'ipocrisia borghesi espresse cosi' bene da Bertolucci pero' sono sopravvissute ai cambiamenti, e l'amara conclusione del film resta un monito ancora oggi rilevante.

Tra vent'anni Anna Karina sara' come per noi oggi Louise Brooks, rappresentera' un'epoca intera, Il cinema e' un fatto di stile e lo stile e' un fatto morale e Non si puo' mica vivere senza Rossellini invece hanno davvero, con tutta l'ironia del mondo, precorso i tempi.

Memorabili i versi tratti da La religione del mio tempo di Pier Paolo Pasolini.

Deliziosa la colonna sonora di Ennio Morricone e Gino Paoli.

Commenti

lophelia ha detto…
l'ho preso in dvd proprio poco tempo fa...un po' estenuante per la lunghezza, ma interessante.
Spero che la retrospettiva abbia in programma "La strategia del ragno", secondo me uno dei più bei film di Bertolucci e purtroppo rarissimo da vedere in giro - in dvd poi non esiste.
Fabio ha detto…
La strategia del ragno l'hanno passato mentre ero in vacanza in Italia, purtroppo. Credo me ne avessi gia' parlato tu, ma purtroppo l'ho ancora una volta perso. Dal programma del BFI apprendo che e' stato l'inizio della collaborazione con Storaro. La trama mi sembra parecchio interessante.

Invece stasera sono andato a rivedere Il conformista, altro capolavoro del quale magari parleremo nei prossimi giorni.
Andre ha detto…
Ciao Fabio!
E' un po' che non lascio commenti, ma ti leggo sempre. :-)

Ma scusa, mi sono perso qualcosa o qualche tempo fa avevi detto che saresti tornato in Italia in pianta stabile?

Un abbraccio.
Fabio ha detto…
L'avevo detto, poi ho cambiato idea, e ho trasformato il progetto di tornare in pianta stabile in una sorta di ritorno soft, facendo avanti e indietro piu' spesso.

Il vantaggio e' quello di vivere due vite, il rischio quello di non viverne davvero nemmeno una.

Per il momento osservo, mi prendo tempo.

Va anche detto (anche se in questo blog mi sono spesso ripromesso di non parlarne, poi se sei interessato spiego anche perche'), che l'Italia che ritrovo dieci anni dopo la mia partenza e' molto diversa da quella che lasciai.

Quando scrissi quel post pensavo di non appartenere qui, ma almeno di appartenere li'.

In realta' appartengo a piccole comunita', qui e li'. A quelle mi aggrappo con forza per non perdere la direzione: condividendo il piu' possibile con le persone alle quali voglio bene, che sono un po' li' e un po' qui.
Andre ha detto…
Ho capito perfettamente, purtroppo.
Fabio ha detto…
Comunque il medioevo 2.0 non risparmia nessun luogo. Basta guardare agli eventi globali di questi giorni, sposi subito, santo subito, morto subito, ecc.

O scappi dalla Terra, o ti rifugi in piccole comunita' di persone simili a noi. Non mi sembra esista un'alternativa. E comunque non e' che cambiare Paese serva: io ci ho provato senza grande soddisfazione.